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Archinué: C’è Sempre l’Oro alla Fine dell’Arcobaleno

Creato il 09 marzo 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Archinué: C’è Sempre l’Oro alla Fine dell’Arcobaleno

Lo scorso febbraio è stato il mese in cui, come ogni anno, la canzone italiana è stata celebrata da quel carrozzone mediatico che tutti conoscono come Festival di Sanremo. Inutile dire che il rito, nonostante il passare del tempo e il cambiare di mode e gusti, continua a celebrarsi aggregando l'anima più popolare del bel paese e non mancando mai, in ogni sua edizione, di offrire anche musica di qualità. E tra coloro che hanno avuto l'occasione di cimentarsi sul palco sanremese non possiamo non ricordare gli Archinué, band catanese che, formatasi nel lontano 1991, ha partecipato al Sanremo del 2002 (sezione Giovani) aggiudicandosi con il brano La marcia dei santi il Premio della Critica "Mia Martini" ed il Premio Sala Stampa Radio-TV.

La band, attualmente composta da Francesco Sciacca (voce, chitarre), Giuseppe Roccella (fisarmonica, tastiere, cori), Daniele Bellomia (basso elettrico) e Marco Santonocito (batteria, cori), comincia ufficialmente la sua carriera nel 1998 con il demo Chiudi la porta della sera. Lo stesso anno gli Archinué sono a Sonica, mentre nel 2009 si classificano al primo posto al Lennon Festival con il brano Il mercante d'arte. Il loro sound, originale e gioioso tributo alla musica popolare (un mix perfetto di varie influenze: l'Irlanda, la musica gitana, il folklore della bellissima Sicilia, i cantautori come De André), viene sempre accompagnato da testi mai banali come possiamo notare ascoltando i loro album Oltremare (2002) e L'uscita dell'uomo dalla tangenziale (2009). Il loro ultimo lavoro, il singolo Tutto l'oro del mondo (2014), presenta le caratteristiche musicali che li hanno sempre contraddistinti, ma con delle venature diverse grazie anche al contributo di nuovi musicisti come il fisarmonicista Roccella.

Francesco siete in attività dal 1991, nel 2002 arriva Sanremo, com'è cambiata da lì in poi la vostra carriera?

"Prima di Sanremo abbiamo avuto una lunga gavetta, abbiamo suonato in tanti posti e, non poche volte, abbiamo attraversato lo stretto per dei concerti in piccoli pub e nelle piazze. Sanremo ci ha permesso di presentarci al grande pubblico e quindi salire quello scalino che ci ha permesso di svolgere questo lavoro da "professionisti". Da allora è cambiato tanto e nell'immediatezza, ovviamente, è cambiato il mondo. Siamo entrati in una struttura che era interessata a noi con la possibilità di avere manager, casa discografica e tutto quello che fosse necessario per la produzione di album e concerti vari, passando dai pub di Catania a palchi e teatri, comunque, più importanti; quindi parliamo di una svolta, sicuramente, positiva. Poi per me l'esperienza di Sanremo è stata particolarmente importante, in quanto ho avuto la possibilità di portare il brano La marcia dei santi che, detto tra noi, all'epoca non rispettava esattamente i canoni sanremesi".

La vostra musica è stata definita "etnica": essendo tu un musicista e compositore, puoi spiegarci nel dettaglio in cosa consiste questo genere musicale?

"Beh, quello che sono abituato a fare è appunto scrivere delle canzoni. Nell'arco della mia carriera, ho scritto sempre brani che raccontano delle storie, la nostra essenza di vita, i nostri amori, le nostre amicizie, i nostri concerti ed i nostri viaggi diventando così una sorta di cantastorie. Quindi, possiamo parlare di musica etnica per via del legame con la Sicilia e con Catania, città in cui viviamo. Questo legame ci ha permesso di essere influenzati da quei suoni e quegli strumenti che comunque caratterizzano la musica etnica; infatti, nelle nostre composizioni è facile avvertire il suono del mandolino o di percussioni particolari; comunque non accosterei gli Archinué, almeno non totalmente, a questo genere musicale perché, se ad esempio prendiamo in esame i testi, non sono presenti molte composizioni in siciliano".

Nel vostro curriculum, se così vogliamo chiamarlo, troviamo anche una partecipazione alla storica manifestazione Un disco per l'estate con il brano Stretto di notte. Cosa ha portato al gruppo questa esperienza?

"È un'esperienza che viene sempre dalla scia di Sanremo, perché in quegli anni abbiamo avuto l'opportunità di raggiungere tutti con la nostra musica essendo in promozione con il disco Oltremare. Il brano Stretto di notte, che abbiamo portato ad Un disco per l'estate e che si trova sull'album, parla delle traversate fatte sullo stretto per suonare fuori la Sicilia, quindi è stato come portare un po' di noi, della nostra realtà in giro per l'Italia".

La scorsa estate avete annunciato un nuovo lavoro discografico, presentandolo con il brano Tutto l'oro del mondo. Raccontaci un po' del nuovo lavoro.

" Tutto l'oro del mondo, in sostanza, apre le danze al nuovo album che è in previsione per maggio. Abbiamo deciso di presentarla nel mese di agosto perché la canzone si addiceva perfettamente alla solarità e all'allegria dell'estate; il testo, invece, in sé vuole essere un insieme di consigli che abitualmente diamo ad un bambino dicendogli: "stai attento perché c'è gente che può venderti qualsiasi cosa, che può farti vedere cose che non esistono". È una canzone che ho scritto piano piano. In attesa dell'album, comunque, è uscito il singolo che, oltre a questo brano, ne contiene un altro (NdR Semmai sarà)".

Ti sei definito tu stesso un cantastorie, possiamo fare un esplicito riferimento al brano La figlia del re?

"Beh, tutti i brani contenuti nell'album L'uscita dell'uomo dalla tangenziale seguono la scia di La figlia del re, in quanto al suo interno trovate dei pezzi che sono, più che altro, delle storie, oppure fiabe, che a me piace raccontare perché nascondono delle languide verità con cui noi ogni giorno ci confrontiamo. Tra l'altro La figlia del re è anche la canzone che apre il nostro spettacolo teatrale che si chiama Musica in scena e che stiamo portando in giro da poco".

Come si articola lo spettacolo teatrale Musica in scena?

"Abbiamo esordito al Teatro Nelson Mandela di Misterbianco (NdR comune in provincia di Catania), con due date sold out lo scorso dicembre. In realtà questo spettacolo, che ha lo scopo di sposare la musica con il teatro, lo pianificavo già da un bel po' di tempo. Premettiamo che non è assolutamente un musical, ma è più la voglia di spiegare, allungare e dare quel qualcosa in più a quelle canzoni che ho scritto in passato come Francesco Sciacca; sostanzialmente spieghiamo il brano, com'è nato, di cosa parla... cosa che non è possibile durante i concerti. Per fare quanto detto, ho anche utilizzato porzioni di testi che erano stati tagliati dai brani incisi e che successivamente sono stati ripresi e recitati in prosa; altri pezzi, che vengono declamati durante lo spettacolo, traggono ispirazione ad esempio da Sciascia. Partecipano con me a Musica in scena Ivan Cammarata (tromba), Salvo Sapienza (clarinetto), Marco Santonocito (batteria), Davide Santonocito (percussioni), Giuseppe Roccella (fisarmonica), Daniele Bellomia (basso), Sergio Casabianca (chitarre), Luccio Nicolosi (piano, tastiere). Ai musicisti si sono aggiunti sei attori della Compagnia Progetto Teatro Siderurgico di Misterbianco".


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